Partiamo da due dati: 1 – In Cina sono stati conteggiati esattamente 4.645 decessi direttamente collegati al corona virus www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5366&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto 2 – un economista ambientale della Stanford University, Marshall Burke (web.stanford.edu/~mburke ), ha stimato che il brusco calo dell’inquinamento nelle aree colpite dal virus in Cina dovuto al lockdown avrebbe consentito di salvare qualcosa come 50.000 vite.Ecco.Vorrei partire da questi numeri, entrambi scioccanti. Un confronto analogo potrebbe essere fatto per qualsiasi altra area geografica, ma l’esempio cinese è più che sufficiente per consentirci di fare alcuni veloci ragionamenti.Intanto direi che le morti da inquinamento evidentemente non fanno molto rumore, diciamo che in pochissimi le prendono in considerazione. Le vittime da Covid venivano e vengono tuttora giustamente monitorate quotidianamente dai singoli Stati e da organismi internazionali. Le vittime da inquinamento evidentemente sono meno importanti, nessuno ci offre una reportistica dettagliata. Chissà perché. Forse la nostra società ha di fatto accettato un tot di morti all’anno pur di continuare a vivere nell’illusione che tutto vada bene così? Che il modello su cui abbiamo costruito le nostre società sia sostenibile? Forse ci siamo rassegnati alla situazione attuale considerandola inevitabile e senza possibilità di miglioramento? Forse i passi necessari da compiere per ridurre le morti da inquinamento andrebbero a toccare poteri tanto forti da minare il potere di chi adesso quei passi dovrebbe compierli senza sprecare più neanche un minuto? Le ipotesi sul piatto sono tante. ![]() area cinese coinvolta dal lockdown prima che questo venisse attuato
![]() stessa area geografica della foto precedente ma scattata a lockdown in corso (feb 2020) Nel 2019 si stimano nel mondo quasi 5 milioni di decessi dovuti alla pessima qualità dell’aria che respiriamo (polveri sottili, ozono, effetto serra). Anche se volessimo leggere freddamente questo dato, da un punto di vista costi/benefici quanto costano all’economia mondiale 5 milioni di decessi? Costi sanitari, forza lavoro che viene a mancare, nuclei familiari che non riescono ad essere più autosufficienti. Siamo sicuri che convenga continuare a produrre produrre produrre? Siamo sicuri che “sacrificare” queste vite in nome della produttività sia un investimento conveniente? Naturalmente nessuna persona lucida di mente può essere contenta di questa pandemia che negli ultimi mesi ha segnato l’esistenza di noi tutti, evidentemente quella persona sarebbe un folle. Questo è il momento di spingere sull’acceleratore delle riforme green: Gli Stati devono utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per guidare una rivoluzione verde ed occuparsi dei tanti lavoratori che a seguito di questi interventi potranno trovarsi in difficoltà offrendo loro garanzie sul loro futuro professionale. Non è più sostenibile il ricatto del posto di lavoro da parte delle aziende, il tempo delle schermaglie verbali è abbondantemente scaduto. Noi cittadini possiamo impegnarci al massimo in un consumo consapevole, in una differenziata rigorosa e nell’attuazione delle buone pratiche, ma tutto il nostro impegno rischia di essere vano se i grandi gruppi industriali verranno lasciati liberi di inquinare come se la salute del nostro Pianeta a loro non interessasse e non li riguardasse.
Per chiudere vi ricordo che:
Al prossimo articolo,
Marco
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