
foto di Emilian Robert Vicol disponibile su flickr
Lo zucchero bianco raffinato non esiste da sempre.
Su testi antichi come la Legge di Mosè, il Codice di Mani, I Ching, il Canone di Medicina Interna dell’imperatore giallo, il Nuovo Testamento, il Corano non se ne trova traccia. E’ appurato che intorno al 200 a.C. la Cina riscuoteva dall’India i tributi sotto forma di canna da zucchero, che a quei tempi era considerato un bene preziosissimo. Un ammiraglio di Alessandro il Grande, arrivato nel 325 a.C. nelle Indie Orientali, definì la bevanda ottenuta dalla spremitura della canna da zucchero “una specie di miele”. Dioscoride, medico vissuto nel I secolo d.C. nella Roma di Nerone, ha scritto che il “saccharum” ha la consistenza del sale e scricchiola sotto i denti. Arriviamo fino al 600 d.C. quando i persiani riescono a cristallizzare e raffinare il succo della canna da zucchero; da questo momento lo zucchero potrà essere trasportato e venduto con relativa facilità. In quel periodo, così come è successo per altri alimenti, il saccharum era utilizzato come una potente medicina: ad esso venivano attribuite eccezionali proprietà terapeutiche, e per queste qualità era un bene preziosissimo riservato esclusivamente agli imperatori. Nel VII secolo d.C. l’impero persiano cadde sotto gli attacchi dell’esercito islamico, e da questo moneto gli arabi cominciarono a commerciare lo zucchero, contribuendo alla sua diffusione nel mondo occidentale. Nel periodo delle Crociate, quando i soldati inviati alla conquista della Terra Santa conobbero durante le spedizioni il dolce gusto dello sciroppo dei saraceni.
Nel XV secolo comincia la tratta degli schiavi
ad opera dei portoghesi, che al tempo avevano bisogno di uomini robusti per lavorare la canna da zucchero. Anche la Spagna più tardi decise di ricorrere agli schiavi africani per reperire la forza lavoro necessaria per la produzione dello zucchero. Intorno al 1500 il business dello zucchero vede affacciarsi un nuovo attore: l’Olanda. I mercanti olandesi, abilissimi mariani, faranno affari d’oro con il trasporto degli schiavi e con una raffineria costruita ad Anversa. Germania, Inghilterra e i paesi del Mar Baltico saranno i compratori principali dello zucchero raffinato in Olanda. Alla caduta degli imperi portoghese e spagnolo sarà l’impero britannico ad assumere il controllo del commercio degli schiavi. Nel XVII secolo nei Caraibi dalla lavorazione della canna da zucchero nasce il rum, che tramite i contrabbandieri arriverà in America. Nei secoli seguenti l’impero britannico dovette usare la propria flotta per mantenere la propria posizione dominante sulla produzione sul commercio dello zucchero in quanto le colonie non accettavano di buon grado tutte le limitazioni imposte da Londra.

foto di Josh Hallett, disponibile su flickr
Facciamo un balzo in avanti fino al 1792,
anno in cui nasce in Europa una società “anti-saccarica”. Sotto accusa era il traffico di schiavi che stava dietro al commercio dello zucchero, ma nonostante questi primi movimenti di protesta che dall’Inghilterra si diffusero in Europa i consumi di zucchero sono continuamente cresciuti a causa (anche) del calo del suo prezzo. Un semplice raffronto per chiarire il concetto:
al suo arrivo in Inghilterra 1 chilogrammo di zucchero equivaleva a due anni di paga di un operaio del tempo; nel 1662 lo stesso chilogrammo di zucchero era arrivato a costare l’equivalente di tre dozzine di uova. Nel periodo napoleonico, e precisamente nel 1812, l’industriale francese Delessert riuscì ad estrarre zucchero dalla barbabietola, e per questo lo stesso Napoleone gli conferì la Legion d’Onore. Grazie a questa importante scoperta la Francia riuscì nell’anno successivo a produrre 3.500 tonnellate di zucchero. Nel 1833 venne abolita la schiavitù nelle colonie inglesi, e questo mandò in rovina i piantatori inglesi delle Barbados e della Giamaica. Alle soglie del XIX secolo entrarono in scena gli stati Uniti, che con la tecnologia a loro disposizione si imposero rapidamente come nazione leader nel commercio e nel consumo dello zucchero. L’isola di Cuba divenne il principale fornitore di zucchero degli Usa, arrivando a fornire il 90% dello zucchero americano.
Al giorno d’oggi la diffusione dello zucchero non conosce confini,
è un prodotto utilizzato praticamente ovunque nonostante le numerose critiche che riceve per le sua scarse proprietà nutritive. A livello mondiale i maggiori produttori sono Brasile (38 milioni di tonnellate) e India (32 milioni di tonnellate). La produzione mondiale nel periodo 2017/18 ha superato i 190 milioni di tonnellate. Un’evoluzione notevole per un prodotto inizialmente riservato ai pochissimi eletti che potevano sopportare il suo costo stellare.