Vandana Shiva è una ambientalista indiana, un’attivista politica, scienziata e ambientalista. Da anni combatte per diffondere un modello di sviluppo alternativo a quello attualmente in uso, un modello che abbia al centro il rispetto per la Natura e che consideri la donna come elemento cardine del processo agricolo. Ha ricevuto nel 1993 il Right Livelihood Award, detto il Premio Nobel alternativo. Vandana Shiva cerca con il suo lavoro di diffondere la consapevolezza sul fatto che il paradigma attualmente dominante, ossia quello “dell’agricoltura industriale meccanizzata”, è un modello che sta esaurendo le risorse che la Terra ha da offrire. Tale modello infatti consuma più risorse di quante riesce a produrne, e quindi il saldo finale non può che essere negativo.
In “Chi nutrirà il mondo?” Vandana Shiva afferma che è in corso una guerra per la libertà di conservare e scambiare semi, ed inoltre sostiene che l’agricoltura deve tornare a dipendere dalle scelte dei singoli agricoltori basate sulla loro esperienza piuttosto che essere pilotata da poche grandi multinazionali che hanno come unico obiettivo il profitto e che trattano il cibo alla pari di qualsiasi altra merce. Secondo la tesi esposta nel libro fino all’introduzione della scienza e dell’industrializzazione nell’agricoltura (la cosiddetta Rivoluzione Verde) ogni agricoltore era libero di operare secondo le proprie necessità e secondo la propria esperienza, rispettando la terra che lavorava. Ognuno di loro sapeva infatti di doverla trattare con rispetto, perché dal suo stato di salute dipendevano in larga misura i risultati delle loro fatiche. Adesso invece la terra viene violentata dai trattamenti a cui i coltivatori devono forzatamente sottoporla: le quantità di fertilizzanti (in parte derivati dalle armi chimiche usate nella seconda guerra mondiale) e antiparassitari necessarie per arrivare ad ottenere il raccolto soffocano il terreno, privandolo di tutti quegli elementi necessari per consentirgli di essere sempre in equilibrio.
Vandana Shiva denuncia come uno snodo fondamentale di questa guerra a favore delle multinazionali la pubblicazione nel 1994 a Marrakech da parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) dei Trips (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights), un documento in cui vengono definiti limiti e regole uniformi per le Nazioni aderenti al WTO sulla proprietà intellettuale e che consente a grandi aziende come la Monsanto di brevettare i semi creati nei propri laboratori e vieta contestualmente agli agricoltori di scambiare e conservare le sementi. “Chi nutrirà il mondo?” è una fonte preziosissima di dati e informazioni, è un testo che “non le manda a dire”, diretto e preciso nelle sue affermazioni e nelle sue accuse. Ma poiché criticare senza offrire una valida via d’uscita dalla strada senza ritorno che un ristretto numero di persone ha deciso di fare imboccare al sistema agricolo mondiale non sarebbe un atteggiamento in linea con la serietà e la professionalità dell’autrice, il libro si chiude con il capitolo “La via da seguire”, un decalogo da attuare fin da subito per dare una svolta alle nostre vite e a quella del nostro Pianeta
Chi nutrirà il mondo è disponibile da oggi da Solo Peso Netto.